mercoledì 10 settembre 2014

GIULIANO GALLETTA: PERFORMANCE-PRESENTAZIONE DI TOUS JOURS - 1978




GIULIANO GALLETTA
Performance-presentazione di Tous Jours 
(volume pubblicato da Libreria Sileno Editrice) 
Studio Rolando Mignani, Genova 1978

(nella foto: a sinistra Rolando Mignani, al centro Giuliano Galletta, a desta Giuseppe Zuccarino)

in margine a tous jours
Giuseppe Zuccarino

Fotobildungsroman. Tous jours è un oggetto insolito, che stimola I’ Interpretazione nel momento stesso in cui respinge la definizione, Chiaramente affine a certi prodotti della scrittura visuale o della Narrative Art. non si lascia ricondurre interamente, senza residui, all’una o all’ altra di queste pratiche estetiche. Si potrebbe avvicinarlo a quel “libro-almanacco” che, secondo il singolare giudizio di Dominique Noguez, “forse (. , .) sovvertirà ben presto (o sovverte di già) la moribonda forma del romanzo - e semplicemente (o complessamente) la distribuzione (in tutti i sensi della parola) dei generi •. Ma l’accostamento è reso possibile solo dal fatto che il “libro-almanacco” di cui parla Noguez è, a sua volta, un oggetto imprecisato. L’autore di tous jours ha suggerito con ironia la possibilità di pensare il suo lavoro come un • “fotobildungsroman”. Ouesta formula, anche linguisticamente aberrante e del tutto priva di valore definitorio, ha però il vantaggio di fornire, per così dire sottobanco, delle indicazioni non trascurabili. In primo luogo l’allusione al fotoromanzo, che si può interpretare come un invito, espresso nella forma deil’autoparodia, a cogliere nel lavoro quella tematica unitaria e quella dimensione narrativa che in esso sono presenti ad uno stato puramente virtuale. Inoltre li riferimento, anche più significativo, al Bildungsroman , che esplicita nella struttura capitale del romanzo borghese (che è quanto dire nelle articolazioni dell’immaginario contemporaneo) l’oggetto di riflessione e il termine di confronto dell’intera operazione. In una società In cui la formazione individuate sembra configurarsi sempre più (per prendere a prestito una formula di Rilke) come un «apprendistato a divenire cosa fra le cose», per chi voglia tentare un Blldungsroman diverso, che non si risolva in una sentenza di mera accettazione dell’esistente, sarà necessario ricorrere e consistenti Vertremdungseffekte, spiazzando la centralità dell’io e mettendo in atto strategie oblique, come qui l’ostensione diretta di frammenti verbovisuali destinati a fornire un’Immagine ironico-critica della formazione culturale.«Apprendere - ci ricorda Oeleuze - è cosa che concerne essenzialmente i segni. Ouesti sono (...) oggetto di un apprendimento temporale, non di un sapere astratto. Apprendere significa anzitutto considerare una materia, un oggetto, un essere, come se emettessero segni da decifrare, da Interpretare». Immerso in un panorama segnico dominato dalla cultura di massa, il moderno apprendista dovrà rendersi sensibile alle immagini che da essa provengono, tentando di decrittarle. In questa nuova forma di acculturazione, la banalità ci si pone di fronte come un enigma da interpretare.

2. Figurine artistiche
La sguardo allegorico è uno sguardo di Medusa, capace di percepire il quotidiano come un accumulo pietrificato di frammenti. Esso trova il suo opposto nella razionalizzazione a fini cosmetici perseguita dalla cultura di massa, L’edipeo enciclopedico non è solo la rubrica di un giornale di enigmistica da cui proviene la maggior parte dei materiali iconici di leus jours, ma è anche una formula-chiave. in essa, nell’accezione in cui vogliamo assumerla, risaltano pienamente sia la valenza enigmatica delle immagini (dei tutto indipendente dai risibili quesiti che le accompagnano), sia il tentativo di proporre uno sbalorditivo bric-à-brac di cascami paraculturali indifferenziati come un sistema che si vuote onnicomprenalvo e razionalmente fondato: l’enciclopedia, appunto, Goethe e i pesci, il cruciverba e la pala d’altare, Greta Garbo e il lanciatore di martello si riconoscono solidali nella comune riduzione a merci e nella mistificazione che ne fa altrettante tessere di un improbabile mosaico culturale. Ma -alla trasfigurazione menzognera del mondo delle merci si oppone la sua disposizione in senso allegorico • (Beniamin), tour jours sottrae le immagini alla fontuna pscudosistematlca che si voleva attribuire loto pm restituirle in forma di objets trouvés, e ai tempo stesso di detriti, di reperti di una archeologia del quotidiano. Siamo di fronte ancora una volta a quella «vocazione tutta moderna alla raccolta di oggetti e di citazioni dimenticati e inservibili che Gianni Celati ha accuratamente esplorato In un suo saggio all’insegna del “bazar archeologico”.

3. Questi fantasmi.
L’insistenza sul soggetto assume sovente, nelle opere contemporanee, un carattere di macchinazione: la persona, in forze dell’etimologia, si presta ad occultare uno spazio divenuto vacante. A tutta prima, tous jours può apparire compromesso con quegli oggetti familiari e rassicuranti che sono il diario e l’album fotografico, particolarmente adatti, si direbbe. a fissare quasi senza mediazioni la presenza reale, quotidiana, del soggetto. Inoltre, quand’anche i materiali esibiti in questo lavoro non riguardino direttamente l’autore, sono piuttosto evidenti i segni di appropriazione e di personalizzazione, che vanno dai timbri con le date ai vari, interventi dattilografici e manuali (effettuati, questi ultimi, prima e dopo la stampa), fino al ricorso all’idioletto corporeo delle impronte digitali. In realtà, tous jours è lontanissimo dallo sproloquio demenziale dei -caro diario • ed ha in comune con l’album di famiglia soltanto una certa qualità luttuosa delle immagini. prime fra tutte quelle che raffigurano l’autore. eloquentemente ritagliate nella forma ovale delle fotografie che fanno bella mostra di sé sulle lapidi tombali. E’ noto che il «rapporto della scrittura con la morte si manifesta anche nell’eclissarsi dei caratteri individuali dei soggetto scrivente; attraverso i litigi che egli stabilisce fra se stesso e ciò che scrive. il soggetto scrivente mette in rotta tutti i segni della sua particolare individualità; la traccia dello scrittore sta solo nella singolarità della sua assenza: a lui spetta il ruoto del morto nel gioco della scrittura» (Foucault), Se l’autore accetta questo ruolo. la sua presenza nell’orizzonte dell’opera acquisterà quel carattere didascalico e vagamente intimidatorio che sembra essere proprio delle apparizioni spettrali. Ed è probabile che quella qualità luttuosa che attribuivamo alle immagini derivi anche dal loro valore di proiezioni e moltiplicazioni della figura dell’autore, impegnate a costituire quella «galleria di crepati», «quella, lunga sonata dei cadaveri». che ci sono note dai romana beckettiani.

(1978)

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