mercoledì 24 settembre 2014

GIANNI BRUNETTI: SCRITTURE-FIGURE 1979




GIANNI BRUNETTI
SCRITTURE-FIGURE 1979


FLUXUS O DEL PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE - 1988






FLUXUS O DEL PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE
a cura di Enrico Pedrini
Studio Leonardi - Unimedia -  Genova 1988
in collaborazione con Centre Culturel Franco-Italien Galliera, Goethe Institut Genua, Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Genova
Catalogo con testi di Josef Gerighausen, Marie-Thèrese Michaud, Enrico Pedrini, Sandro Ricaldone, Carlo Romano, Lara Vinca Masini.

"Fluxus, il movimento artistico più radicale e sperimentale degli anni '60": così Harry Ruhé intitolava, una decina di anni or sono, la sua fondamentale ricognizione intorno alla vicenda di questo gruppo, di cui lo Studio Leonardi e l'Unimedia di Caterina Gualco, in collaborazione con il Centre Culturel Franco-Italien Galliera, il Goethe Institut Genua e l'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Genova hanno proposto un'ampia rassegna, la prima in Italia da molti anni, imperniata su mostre, performances ed incontri di studio.
L'antecedente più definito di Fluxus è rintracciabile nella ricerca musicale "aleatoria" di John Cage, dalle esperienze musicali condotte nel 1938 sul piano, "preparato" con l'inserimento di piccoli oggetti tra le corde, a "4'33", il brano silenzioso eseguito per la prima volta da David Tudor a Woodstock nel luglio 1952, all'evento multimediale realizzato nello stesso anno al Black Mountain College. Altro precedente significativo va considerata il "combine-painting" praticato da Robert Rauschenberg. Ma la storia "ufficiale" di Fluxus inizia nel 1961, quando il termine viene utilizzato per la prima volta da George Maciunas nell'invito per il ciclo di letture "Musica Antiqua et Nova" tenuto all AG Gallery di New York, i cui proventi dovevano finanziare una rivista cos' denominata.
E' sempre Maciunas ad organizzare - in quello stesso anno, ancora nel suo spazio newyorkese - una serie di performances di Maxfield, Ichiyanagi, Vanderbeek, Higgins, La Monte Young, Yoko Ono, Walter De Maria, tutti (o quasi tutti) frequentatori dei corsi che Cage aveva tenuto nei tardi anni '50 presso la New School of Social Research.
Altro evento importante, in questa prima fase, risulta la preparazione del volume "An Anthology", curato da La Monte Young e Jackson Mac Low e disegnato da Maciunas ("un'antologia di operazioni casuali, concept-art, anti-arte, indeterminazione, improvvisazione, lavoro non significante, disastri naturali, piani d'azione...") da cui risulta una sorta di "manifesto" frammentato della disposizione artistica del collettivo ed un'esemplificazione concreta delle sperimentazioni dei singoli, tra i quali figurano - oltre alla maggior parte di quanti già menzionati, personaggi come George Brecht, Henry Flynt, Ray Johnson, Nam June Paik, Emmett Williams.
La pubblicazione di "An Anthology" fu ritardata sino al 1963 dal viaggio frattanto intrapreso da Maciunas in Europa dove, nel 1962, inizia l'attività vera e propria del gruppo Fluxuz con i festivals di Copenhagen, Parigi (seguiti l'anno successivo da altri a DŸsseldorf, Amsterdam, L'Aja, Nizza) e gli incontri di artisti europei come Vostell, Beuys, Spoerri e Ben Vautier.
Riferire dell'operatività esplicata sotto la sigla Fluxus a partire da quegli anni (attraverso concerti, eventi di vario genere - fra cui "paper events", "food events", "sport events" - films, riviste come la celebre "CCC v Tre" di George Brecht, contestazioni - di cui fu oggetto, su iniziativa di Henry Flynt, Karlheinz Stockhausen, considerato esponente di una forma di imperialismo culturale - edizioni di oggetti note come "Fluxyearboxes" e "Fluxkits") sarebbe certamente troppo complesso. Vale la pena di soffermarsi, piuttosto, su alcuni caratteri intrinseci alle sue pratiche:
- il principio d'indeterminazione, anzitutto, da cui trae il titolo la manifestazione in argomento, da intendersi non tanto nella versione heisenberghiana, legata alla meccanica quantistica e comportante una visione probabilistica della causalità, evocata da Enrico Pedrini nel saggio pubblicato in catalogo, quanto nell'accostamento proposto da bachelard alla "psicologia del molteplice", in grado di cogliere il valore dell'accidentale, della varietà e del disordine che si presentano nella vita;
- l'elementarità dell'evento, che porta all'estremo (e qui di nuovo emerge l'influenza di Cage, profondamente segnato dal Buddhismo Zen) il concetto di "wabi", valorizzazione estetica della povertà di mezzi, ponendo in essere azioni quali, ad esempio, l'accensione e lo spegnimento di una lampadina;
- la spersonalizzazione dell'arte, che nel decretare l'esaurimento della sua configurazione mitico- individualistica, spogliandola di ogni aura, la reintroduce nel quotidiano e le conferisce un'agibilità di massa;
- l'intermedialità, propensione all'impiego ed alla commistione di tecniche espressive diverse, derivata dalla dissoluzione degli schemi della parcellizzazione paleo-industriale nella continuità e nella globalità introdotte dall'avvento dei media elettronici, anch'essi precocemente assunti nell'operare degli esponenti di Fluxus (in specie da Nam June Paik).
In questa modalità a-sistematica, che rigenera l'arte non attraverso una negazione eroica (come nel caso di Dada) ma avvalendosi delle pratiche "deboli" del gioco, della humour, dell'azzardo; che non riscatta l'oggetto d'uso immettendolo nell'ambito artistico ma traspone piuttosto quest'ultimo al livello del banale e della produzione di serie, si coglie - insieme alla "sparizione dell'avanguardia" come progetto forte, totalizzante, riscontrata da Carlo Romano in catalogo - il primo manifestarsi del paradigma del postmoderno (che, a sua volta, è tutt'altra cosa del pot pourri iperdecorativo propinatoci in anni recenti.
Non a caso asserzioni Fluxus come "l'arte è facile" e "tutto è arte" corrispondono alla tesi lyotardiana secondo cui l'opera d'arte "può essere letta in qualsiasi modo" né è mera coincidenza che Ihab Hassan abbia definito l'epoca postmoderna come età dell'indetermanenza (indeterminazione + immanenza), riassumendone le componenti in un elenco che fra l'altro contempla gioco/caso/ anarchia/silenzio/processo/ decostruzione/paratassi/combinazione/ironia.
Nelle sale dello Studio Leonardi sono stati raccolti lavori "classici" di Cage ("Not Wanting To Say Anything About Marcel", 1969, dedicato a Duchamp), di Giuseppe Chiari ("Gesti sul piano di G.C. e Frederic Rzewski", 1962), di George Brecht ("Climatisé en traversant", 1972), di Ben Vautier ("la signature manque", 1973), di Dick Higgins ("Man Heart's Mirror", 1977/87); all'Unimedia Caterina Gualco esponeva invece "Cathod's Garden" di Nam June Paik, vari strumenti automatici di Joe Jones, "Personaggi noci" di Bob Watts, da poco scomparso, una "Depressione endogena" di Wolf Vostell, "Destroyed Music" (un disco rotto) di Milan Knizak ed un cestino con "Pezzi di realtà" di Philip Corner.
In concomitanza con l'inaugurazione (12/10/1988) si è tenuta all’Unimedia una performance di Ben Vautier (una sorta di dimostrazione di concerti ed eventi Fluxus "storici"); il 29/10, allo Studio Leonardi si è svolta un'azione di Takako Saito (un dialogo con una pentola di riso che sobbolle, contrappuntato dalla fabbricazione e dal lancio di piccoli cubi di carta bianca); ancora il 22/11 Philip Corner all'Unimedia ha dato vita ad un concerto basato sul rumore prodotto dalla masticazione di carote e quindi ha suonato gong e campane; in chiusura, il 25/11, lo Studio Leonardi ha ospitato "Berlin Luxus", un lavoro "in spirito Fluxus" di Michael Busch, Frank Hentscher e Hans Werner Kroesinger, in collaborazione con Attilio Caffarena.
Il 10 novembre si è tenuto presso l'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Genova un incontro di studio introdotto da Franco Sborgi, con l'intervento di Gino Di Maggio nonché di Enrico Pedrini, Sandro Ricaldone, Carlo Romano, autori, con Lara Vinca Masini, Marie-Thérèse Michaud, Josef Gerighausen, degli interventi riportati nel catalogo pubblicato nell'occasione. 

(Sandro Ricaldone)

GIUSEPPE CHIARI - STUDIO LEONARDI 1988




GIUSEPPE CHIARI
Studio Leonardi, 1988


ROBERTO TASSISTRO: OFFICINE DEL GAS - 1950





ROBERTO TASSISTRO
OFFICINE DEL GAS
via delle Gavette 54 - Genova Staglieno
1950


lunedì 22 settembre 2014

LUCIO FONTANA: AMBIENTE SPAZIALE - GALLERIA DEL DEPOSITO 3/10/1967




LUCIO FONTANA
Ambiente spaziale
Galleria del Deposito
Genova Boccadasse, 3 ottobre 1967


FOURTEEN EMERGING ITALIAN ARTISTS FROM LIGURIA - 1988




FOURTEEN
Emerging Italian Artists from Liguria
a ciura di Sandro Ricaldone e Franco Sborgi
Museo Italo Americano
San Francisco 
January 8 - February 28, 1988

domenica 21 settembre 2014

MARTINO OBERTO: ABSTRACT LETTER FROM A YOUNG PHILOSOPHER - 1965




MARTINO OBERTO (OM)
ABSTRACT LETTER FROM A YOUNG PHILOSOPHER
(in TOOL n. 1 - 1965)




GINO PAOLI
IL CIELO IN UNA STANZA
Ricordi 1960

UNA GENERAZIONE POSTMODERNA -1983




UNA GENERAZIONE POSTMODERNA
i nuovi-nuovi, la postarchitettura, la performance vestita
a cura di Renato Barilli
Teatro del Falcone, Palazzo Bianco, Palazzo Rosso
Genova 19 novembre 1982-15 gennaio 1983
catalogo Mazzotta


venerdì 19 settembre 2014

NICOLA BUCCI: TEATRO DEL FALCONE, PROGETTO - 1980




Arte e città 1979-1980

Francesca Biasetton 
Nata nel 1961 a Genova. Risiede a Genova. 

Nicola Bucci 
Nato nel 1961 a Genova. Risiede a Genova.
Danilo Cavo
Nato nel 1961 a Genova. Risiede a Genova.

L'opera
10 gennaio 1980
Intervento

Partendo da una considerazione dello spazio a tutti ì livelli (dato estetico-strutturale-simbolico) si è cercato di vedere come la «funzione» relativa agli elementi (segni) architettonici possa dilatarsi conseguentemente alla dilatazione della forma spazio.
Il nostro è da considerarsi un intervento poetico in rapporto a due ipotetiche definizioni dello spazio: spazio come struttura fisica/spazio come struttura significante.
Pensando all'operazione poetica come ad un dato dinamico nei confronti di qualsiasi tipo di codificazione, la nostra azione è tesa alla destrutturazione di uno spazio legato connotativa mente ad una funzione aggregativa.
Gli elementi del linguaggio operativo non si presentano quindi come alternative dello spazio, ma semplicemente come elementi interpretanti dello stesso; (consideriamo comunque che le possibilità di lettura sono poliedriche e in questo pensiamo ad una posizione attiva del fruitore nei confronti del messaggio). Lo spazio stesso, (dilatato a livello di forma-funzione), si propone come messaggio poetico nelle possibilità della sua rilettura. La lettura relativa ad una considerazione dello spazio come sistema di segni significanti ci porta alla elaborazione del concetto stesso di lettura come processo immaginativo; (allusione ad una possibile interpretazione dello spazio del Falcone come spazio sostitutivo di uno spazio
esterno inesistente nella struttura urbanistica della città). L'esigenza quindi di vedere gli elementi architettonici al di là della loro pOSSibile definizione di oggetti stimolatori di una funzione e portare il fruitore alla lettura di significanti relativi ad una funzione connotativa dell'oggetto architettonico, conduce alla riconsiderazione a tutti i livelli del momento percettivo.
L'alterazione dell'uso, (comportamento relativoalla funzione dello spazio), parte dall'alterazione degli elementi relativi al dato percettivo. Si tratta della considerazione base sulla quale si costruisce l'azione di dilatazione. L'esigenza fondamentale è la scissione dei vari elementi percettivi abitualmente simultanei.

Francesca Biasetton
Nicola Bucci
Danilo Cavo

PARIDE CONTRI: STADIO DEL NUOTO DI ALBARO - GENOVA 1934-1937




PARIDE CONTRI
STADIO DEL NUOTO DI ALBARO
1934-1937


giovedì 18 settembre 2014

CLAUDIO COSTA: DUE ESERCIZI DI ANTROPOLOGIA 1974




CLAUDIO COSTA
DUE ESERCIZI AI ANTROPOLOGIA 1974
Prefazione di Edda Gazzerro
Edizioni Nuovi Strumenti
Brescia 1975


SEZIONE RITMICA - 1982


SEZIONE RITMICA
Arti performative a Genova
ordinatori: Angelo Pretolani, Carlo Romano
Teatro del Falcone
Genova, 11-18 marzo 1982

lunedì 15 settembre 2014

TREROSSO N. 0 - 1965




TREROSSO
n. 0
ottobre 1965

"Trerosso" nasce come organo del “Gruppo Studio” di Genova Sampierdarena. Il numero zero esce nell'ottobre del 1965. Il numero 2, terzo ed ultimo fascicolo pubblicato, è del giugno/agosto 1966. L'intento è quello di dare visibilità alle attività estetiche che lavorano sul rapporto tra arte e comunicazione. Trovano quindi ampi spazi le sperimentazioni di Poesia Visiva del gruppo genovese e di altri poeti visivi italiani e stranieri come Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti, Luciano Ori, Jiri Kolar, etc.). La rivista pubblica anche testi poetici sperimentali lineari, testi di poesia concreta, riproduzioni di opere pittoriche e numerosi articoli teorici.

  

BEPPE DELLEPIANE: BEPPE CERUSICO - 1976



BEPPE DELLEPIANE
BEPPE CERUSICO
performance
Galleria Il Vicolo, 1976

(a sinistra nella foto l'assessore Attilio Sartori)


PETER A. NAGY - GALLERIA PINTA 1987




PETER A. NAGY
CHAINED TO LIFE
Galleria Pinta 
novembre dicenbre 1987



CINQUE GIORNI AL PORTO - 1969




CINQUE GIORNI AL PORTO
DUE PARTI DI VICO FAGGI E LUIGI SQUARZINA
Edizioni del Teatro Stabile di Genova, 1969


NINO FRANCHINA ALL'ITALSIDER - 1963




Nino Franchina all'Italsider di Cornigliano (1963).
Al lavoro per il monumento a Einaudi.


NINO FRANCHINA: COMMESSA 60124 - 1959




NINO FRANCHINA
COMMESSA 60124
1959
Genova, Corso Marconi 
(Rimossa - è ancora visibile la base all'incrocio con via Rimassa)


EGREGI PERCORSI - 1983




EGREGI PERCORSI
a cura di Enzo Cirone
Teatro del Falcone 
Genova, 6 ottobre - 6 novembre 1983

Artisti: Renata Boero, Nicola Bucci, Delfina Camurati, Claudio Costa, Giuliano Dellacasa, Giuliano Menegon, Luciano Palmieri, Pino Pinelli, Claudio Verna.


mercoledì 10 settembre 2014

PAOLO ROSSI: LA PENA DI MORTE E LA SUA CRITICA - LIBRERIA MARIO BOZZI 1932




PAOLO ROSSI
LA PENA DI MORTE E LA SUA CRITICA
Libreria Mario Bozzi, Genova 1932

Paolo Rossi nasce a Bordighera il 15 settembre del 1900, figlio di Iride Bagnara e del noto avvocato penalista Francesco Rossi. Nel 1923, laureato in Giurisprudenza e iscritto d'ufficio all'Ordine degli avvocati, diventa il piu' giovane avvocato d'Italia. Dichiaratosi apertamente antifascista alla fine del 1926 squadristi fascisti distruggono lo studio e l'abitazione suoi e di suo padre. Collabora alla rivista «Pietre», scrive per «Il Foro ligure – Temi genovesi» il suo primo saggio di Diritto Penale dal titolo “Ingiuria e diffamazione nel progetto di codice penale”. Nel 1932 esce il primo libro, La pena di morte e la sua critica, che è sequestrato e dato alle fiamme perchè in concomitanza con la reintroduzione della pena capitale. Nel 1937 scrive il suo secondo libro, Scetticismo e dogmatica nel diritto penale, che seguirà la stessa sorte del primo. Non può avere nessuna cattedra a causa dell'obbligo di giuramento di fedeltà al fascismo, nel 1939 scrive La riforma penale inglese. Nel 1943 scrive Guicciardini criminalista, collabora a varie riviste penalisti come «Criminalia», diretta all'epoca da Eugenio Florian. Dopo il 1943 Rossi assieme alla moglie Giugi aiuta molti giovani a sfuggire ai rastrellamenti; a Barga (Lucca), entra in contatto con la Resistenza e a far parte del gruppo del CLN XI zona. Nel 1945 pubblica I partiti contro la democrazia, e alla fine della guerra è incaricato di Diritto Penale all'Università di Pisa; nel 1946 viene eletto nell'Assemblea Costituente dei 75, nei ranghi del Partito Socialista. Il 15 ottobre del 1947 è chiamato a far parte della Commissione dei 18 redattori per la messa a punto definitiva del testo costituzionale. In quello stesso anno gli è affidata la cattedra di Diritto Penale all'Università di Genova. Nel 1948 è rieletto alla Camera dei Deputati nel collegio di Genova. Nel 1950 per la Mondadori cura una antologia di scritti su Carlo Cattaneo dal titolo La società umana; nel 1951 pubblica L'insurrezione di Milano nel 1848. Dal 1955 al 1957 è Ministro della Pubblica Istruzione nel governo Segni e il 12 giugno 1958 assume la vice-presidenza della Camera dei Deputati. Il 2 maggio 1969 è nominato Giudice Costituzionale; Dal 18 dicembre 1975 al 9 maggio 1978 (con proroga al 2 agosto 1979) è Presidente della Corte Costituzionale. Il 24 maggio 1985 muore a Lucca.

GIULIANO GALLETTA: PERFORMANCE-PRESENTAZIONE DI TOUS JOURS - 1978




GIULIANO GALLETTA
Performance-presentazione di Tous Jours 
(volume pubblicato da Libreria Sileno Editrice) 
Studio Rolando Mignani, Genova 1978

(nella foto: a sinistra Rolando Mignani, al centro Giuliano Galletta, a desta Giuseppe Zuccarino)

in margine a tous jours
Giuseppe Zuccarino

Fotobildungsroman. Tous jours è un oggetto insolito, che stimola I’ Interpretazione nel momento stesso in cui respinge la definizione, Chiaramente affine a certi prodotti della scrittura visuale o della Narrative Art. non si lascia ricondurre interamente, senza residui, all’una o all’ altra di queste pratiche estetiche. Si potrebbe avvicinarlo a quel “libro-almanacco” che, secondo il singolare giudizio di Dominique Noguez, “forse (. , .) sovvertirà ben presto (o sovverte di già) la moribonda forma del romanzo - e semplicemente (o complessamente) la distribuzione (in tutti i sensi della parola) dei generi •. Ma l’accostamento è reso possibile solo dal fatto che il “libro-almanacco” di cui parla Noguez è, a sua volta, un oggetto imprecisato. L’autore di tous jours ha suggerito con ironia la possibilità di pensare il suo lavoro come un • “fotobildungsroman”. Ouesta formula, anche linguisticamente aberrante e del tutto priva di valore definitorio, ha però il vantaggio di fornire, per così dire sottobanco, delle indicazioni non trascurabili. In primo luogo l’allusione al fotoromanzo, che si può interpretare come un invito, espresso nella forma deil’autoparodia, a cogliere nel lavoro quella tematica unitaria e quella dimensione narrativa che in esso sono presenti ad uno stato puramente virtuale. Inoltre li riferimento, anche più significativo, al Bildungsroman , che esplicita nella struttura capitale del romanzo borghese (che è quanto dire nelle articolazioni dell’immaginario contemporaneo) l’oggetto di riflessione e il termine di confronto dell’intera operazione. In una società In cui la formazione individuate sembra configurarsi sempre più (per prendere a prestito una formula di Rilke) come un «apprendistato a divenire cosa fra le cose», per chi voglia tentare un Blldungsroman diverso, che non si risolva in una sentenza di mera accettazione dell’esistente, sarà necessario ricorrere e consistenti Vertremdungseffekte, spiazzando la centralità dell’io e mettendo in atto strategie oblique, come qui l’ostensione diretta di frammenti verbovisuali destinati a fornire un’Immagine ironico-critica della formazione culturale.«Apprendere - ci ricorda Oeleuze - è cosa che concerne essenzialmente i segni. Ouesti sono (...) oggetto di un apprendimento temporale, non di un sapere astratto. Apprendere significa anzitutto considerare una materia, un oggetto, un essere, come se emettessero segni da decifrare, da Interpretare». Immerso in un panorama segnico dominato dalla cultura di massa, il moderno apprendista dovrà rendersi sensibile alle immagini che da essa provengono, tentando di decrittarle. In questa nuova forma di acculturazione, la banalità ci si pone di fronte come un enigma da interpretare.

2. Figurine artistiche
La sguardo allegorico è uno sguardo di Medusa, capace di percepire il quotidiano come un accumulo pietrificato di frammenti. Esso trova il suo opposto nella razionalizzazione a fini cosmetici perseguita dalla cultura di massa, L’edipeo enciclopedico non è solo la rubrica di un giornale di enigmistica da cui proviene la maggior parte dei materiali iconici di leus jours, ma è anche una formula-chiave. in essa, nell’accezione in cui vogliamo assumerla, risaltano pienamente sia la valenza enigmatica delle immagini (dei tutto indipendente dai risibili quesiti che le accompagnano), sia il tentativo di proporre uno sbalorditivo bric-à-brac di cascami paraculturali indifferenziati come un sistema che si vuote onnicomprenalvo e razionalmente fondato: l’enciclopedia, appunto, Goethe e i pesci, il cruciverba e la pala d’altare, Greta Garbo e il lanciatore di martello si riconoscono solidali nella comune riduzione a merci e nella mistificazione che ne fa altrettante tessere di un improbabile mosaico culturale. Ma -alla trasfigurazione menzognera del mondo delle merci si oppone la sua disposizione in senso allegorico • (Beniamin), tour jours sottrae le immagini alla fontuna pscudosistematlca che si voleva attribuire loto pm restituirle in forma di objets trouvés, e ai tempo stesso di detriti, di reperti di una archeologia del quotidiano. Siamo di fronte ancora una volta a quella «vocazione tutta moderna alla raccolta di oggetti e di citazioni dimenticati e inservibili che Gianni Celati ha accuratamente esplorato In un suo saggio all’insegna del “bazar archeologico”.

3. Questi fantasmi.
L’insistenza sul soggetto assume sovente, nelle opere contemporanee, un carattere di macchinazione: la persona, in forze dell’etimologia, si presta ad occultare uno spazio divenuto vacante. A tutta prima, tous jours può apparire compromesso con quegli oggetti familiari e rassicuranti che sono il diario e l’album fotografico, particolarmente adatti, si direbbe. a fissare quasi senza mediazioni la presenza reale, quotidiana, del soggetto. Inoltre, quand’anche i materiali esibiti in questo lavoro non riguardino direttamente l’autore, sono piuttosto evidenti i segni di appropriazione e di personalizzazione, che vanno dai timbri con le date ai vari, interventi dattilografici e manuali (effettuati, questi ultimi, prima e dopo la stampa), fino al ricorso all’idioletto corporeo delle impronte digitali. In realtà, tous jours è lontanissimo dallo sproloquio demenziale dei -caro diario • ed ha in comune con l’album di famiglia soltanto una certa qualità luttuosa delle immagini. prime fra tutte quelle che raffigurano l’autore. eloquentemente ritagliate nella forma ovale delle fotografie che fanno bella mostra di sé sulle lapidi tombali. E’ noto che il «rapporto della scrittura con la morte si manifesta anche nell’eclissarsi dei caratteri individuali dei soggetto scrivente; attraverso i litigi che egli stabilisce fra se stesso e ciò che scrive. il soggetto scrivente mette in rotta tutti i segni della sua particolare individualità; la traccia dello scrittore sta solo nella singolarità della sua assenza: a lui spetta il ruoto del morto nel gioco della scrittura» (Foucault), Se l’autore accetta questo ruolo. la sua presenza nell’orizzonte dell’opera acquisterà quel carattere didascalico e vagamente intimidatorio che sembra essere proprio delle apparizioni spettrali. Ed è probabile che quella qualità luttuosa che attribuivamo alle immagini derivi anche dal loro valore di proiezioni e moltiplicazioni della figura dell’autore, impegnate a costituire quella «galleria di crepati», «quella, lunga sonata dei cadaveri». che ci sono note dai romana beckettiani.

(1978)