BIANCA PASSARELLI
Studio Leonardi
giugno 1987
Gli elementi espressivi - trama di piani, ordito fitto di segni - sui quali poggia l'attuale immagine di Bianca Passarelli, fanno parte di un linguaggio che ha origine in quella ricerca di introspezione pittorica dell'oggetto che era propria alla sua precedente esperienza. Essa, proprio perché si poneva come obiettivo l'oggetto in una particolare accezione, esigeva la ricerca, di un preciso sistema linguistico. Questo sistema offriva segni scaturiti da un progressivo avvicinamento all'oggetto, non una rappresentazione dello stesso quanto, piuttosto, una rievocazione plastica dell'immagine, o dell'impronta, che aveva sedimentato nella coscienza.
L'oggetto plastico di cui l'artista si occupava era per così dire un oggetto significante. Che aveva cioè una sua vita certa, seppure indecifrabile, nella vita quotidiana, che accompagnava l'esistenza pur essendo una presenza estranea ad essa: si trattava di capirlo per capirsi, affrontando nei segni il senso irresoluto che esso doveva pur avere in quanto presente nella vita dell'artista. Qualcosa di simile deve aver cercato Giacometti: ciò spiega il suo accanirsi intorno all'esistenza plastica degli oggetti che popolano la grigia uniformità del quotidiano.
Bianca Passarelli era così giunta a costituirsi un linguaggio plastico che riempiva l'estraneità e l'assenza dispiegando di fronte ad essa una sorta di trama dell'emozione. Questa risposta alle sollecitazioni degli oggetti diveniva come una biografia della solitudine spirituale, un mondo interno da opporre all' assenza. Credo che questa trama, intrisa di segrete inclinazioni al mistero delle cose, abbia raggiunto un' autonomia e un'intensità tale da potersi misurare con quell'universo percettivo delle immagini che l'artista sembrava allora rifuggire. E accaduto così che la Passarelli abbia spostato il suo interesse daIl'oggetto privato all'inafferrabile, lieve spessore che esso acquista allorchè entra in quel più vasto continuum percettivo del quale si alimenta la nostra quotidiana esperienza del mondo.
Improvvisamente il consolidato sistema linguistico, restando intatti i suoi valori di espressività, acquisiva la facoltà di intrattenersi con l'universo della percezione. L'oggetto nel suo significato esistenziale, biografico, spariva dalla pittura della Passarelli. Essa si struttura ora sul flusso delle immagini: per questo il ritmo s'è fatto più largo e le profondità che la sostanziano si organizzano sulla dimensione della trascorrenza
piuttosto che sull'accentramento intorno ai nodi plastici degli oggetti. Accadeva nel passato di riscontrare una convergenza dei segni verso i luoghi decisivi della cosa, e il diffondersi di aloni intorno al suo inquieto enigma. Ora essa ha disciolto il suo , mistero nella trascorrenza della propria immagine, e il filo dell'irrisolto senso va piuttosto cercato nel ritmo che raduna i frammenti dispersi della percezione nel caleidoscopi o dei piani e nella continuità dei segni che la rocchiudono. Anche il colore ha subito una sua interna metamorfosi. Esso ha assunto una trasparenza che non rimanda più agli echi interni dello spazio pittorico, ma ribalta l'immagine sulla fantastica mobilità delle situazioni ambientali. Non che il colore abbia perduto le sue valenze emozionali: semplicemente s'è aperto un accesso dalla zona separata dell'interiorità, dove un recesso d'ombra è una risonanza solo che si faccia colore, alla vitalità continuo degli spazi colorati in cui accade la simultaneità meravigliante degli oggetti-immagine. L'artista gioca ora l'esistenza della sua pittura sulla possibilità che le rifrangenze luminose delle immagini hanno di stare alla trama spaziale dei segni come al luogo in cui il trascorrente universo della percezione trovi un possibile senso umano e poetico.
Gianfranco Bruno
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